Lo scorso venerdì 23 dicembre a Firenze Fabio Turchi, pugile massimo leggero, ha conseguito il titolo di Campione Italiano professionista con un match straordinario.
Questa è la storia di quella serata in quattordici scatti. Le fotografie sono autentiche, le parole no. Ma immaginare i pensieri di Fabio è stato l’unico modo per raccontare che, quando a salire sul ring è un atleta conosciuto di persona e in palestra, le emozioni corrono su un doppio binario: l’impresa del campione e la fatica dell’uomo.
1. L’ingresso: “Ci siamo. Esco dalla solitudine al neon dello spogliatoio ed entro nella penombra chiassosa del pubblico. Comunque solo. Mi sorregge il mio allenatore, mio padre. Un’unica persona. È un abbraccio o una spinta questa? Non so dirlo con certezza… Ma ora non importa.”
2. La concentrazione: “23 anni, 1 medaglia olimpica. Alle spalle 106 vittorie su 113 incontri, 8 da professionista, 8 vittorie, 6 KO. Di fronte poco più di 10 passi alla scaletta e poi 12 riprese da combattere. Pochi numeri, numeri buoni. Quelli su cui concentrarmi.”
3. La presenza: “Eccomi, questo sono io. Nudo di fronte ai riflettori. Non c’è più niente da dire. Da questo punto in poi contano i fatti. Ascolto ogni muscolo del mio corpo, richiamo l’energia, la calma e tutta la determinazione di cui dispongo. La campanella suona.”
4. L’attesa: “C’è un tempo per ogni cosa. Ora mi proteggo e studio l’avversario. Danzo con lui, finto e schivo. Ogni colpo risparmiato mi svela un suo segreto. Un vizio, una routine, un angolo scoperto. Ora è la guardia la mia arma migliore.”
5. Il risveglio: “E poi si comincia davvero. Qualche combinazione per provare i tempi di reazione. E ancora in guardia. Aspetto, saltello e carico. ”
6. L’attacco: “Questo è il momento di attaccare. Compatto, solido, esplosivo. Un colpo dietro l’altro, fino in fondo.”
7. La lotta: “E ancora e ancora. Il pugno è l’estremità. Mira e tocca. Ma è il corpo, tutto il corpo, che ruota, spinge e frusta.”
8. La furia: “Affondo e affondo di nuovo, fino alle corde. È la furia che mi guida, ora il difficile è fermarsi.”
9. Il Knock Out: “Lui barcolla, si accascia, è a terra. L’arbitro intreccia le braccia a indicare che è finita. Un ultimo pugno a mezz’aria. Lo blocco, la sforzo maggiore.”
10. La consapevolezza: “Gli volto le spalle, torno all’angolo. Mi prendo tutti gli abbracci: di mio padre, dei miei. So che dietro di me sta tentando di rialzarsi, so che ha le labbra e il cuore che sanguinano. Ma io ho vinto. Ancora una volta.”
11. Il calore: “Incrocio un sorriso aperto sotto una cascata di riccioli rossi. È bello, è caldo, è casa mia. Lo restituisco e lascio che gli altri mi liberino dai guantoni. Il corpo è fermo, la mente continua a ballare.”
12. Il trionfo: “Eccomi, questo sono io. Nudo e felice davanti ai riflettori. Vincitore e soddisfatto. Ora finalmente contento dei chilometri corsi sotto la nebbia, delle mille rinunce, delle ore regalate alla palestra, di una vita rigorosa adatta a quell’uomo adulto che non sono ancora.”
13. La gratitudine: “Questo è il momento di rilassarsi, di festeggiare e di riflettere, di ringraziare quelli che mi sono stati vicini, di pregarli di continuare a farlo.”
14. Il benessere: “Ancora pochi flash e sarò libero. Libero di lavare via dalla pelle tutta questa fatica, di tornare a casa tra le grida festose degli amici, di godermi il fresco delle lenzuola che frusciano e di restare sveglio, una mano sul fianco della donna che amo e gli occhi spalancati al soffitto, mentre penso e ripenso a ogni singolo colpo portato, a ogni punto conquistato, allo sforzo fatto per frenare quell’ultimo colpo a metà. Ho vinto una volta ancora. Sono Campione Italiano.”
Dagli spalti: E a guardarti da fuori, Fabio, non sembra affatto finita qui. Questa vittoria profuma di futuro, l’inizio di una nuova serie di traguardi da raggiungere. Danza ancora, resisti e colpisci, sarà uno splendido 2017!
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