Erano le sette e quaranta, all’inizio di un inverno grigio, umido e forse lunghissimo, ma quando mia figlia (tre anni a settembre), mi ha detto che io sono il suo cielo, la giornata è cominciata decisamente bene. Lei è fatta così. È nata in attesa dell’alba, con semplicità. E in modo semplice guarda le cose. Spesso indica la luna, di notte, certo, ma anche nei pomeriggi gelidi, quando se ne intravede il disco. Se le chiedo perché le piace la luna, mi dice perché brilla, perché è a fette e perché è “bel-lis-si-ma”. E io guardo lei e penso “sei tu ad essere bel-lis-si-ma”. Quando mia figlia è nata non sapevo che Elena e suo marito Manuele stessero progettando Lallabà, una culla a forma di luna, perciò, dopo aver visto quel sogno dondolare sospeso ad un trave, ho lanciato un pensiero stizzito contro il classico lettino-prigione. Così segnalo questa culla a tutte le donne e le coppie che aspettano di dare inizio a una nuova vita, con l’augurio che la semplicità e la poesia sappiano guidarli.
“Sei la mia luna” “E tu il mio cielo”
